venerdì 27 luglio 2007

Topo Oreste e La Grande Città - una breve recensione

Ho letto con molto piacere questo piccolo libro e mi è sembrato di vederci dentro tante cose che lo rendono adatto non solo ai bambini (a cui sembra essere in primo luogo dedicato) ma anche ai grandi.

Ci ho visto Shrek e Alice nel Paese delle Meraviglie, il cartone Brisby e il segreto di Nimh e Fievel sbarca in America, entrambi del regista Don Bluth, tutte opere che forse hanno ispirato il serravallino Piazzesi, autore di Topo Oreste e la Grande Città. Ma ci ho visto anche lo sforzo di distinguere il bene dal male e combattere quest’ultimo innanzitutto con la ragione ma, a mali estremi, anche con la forza.
Il piccolo Topo Oreste è la celebrazione dell’ingegno e del coraggio. Coraggio oltre che contro i cattivi, contro le proprie intime paure e pregiudizi; un coraggio attraverso cui, dunque, anche i piccoli possono compiere grandi imprese ed essere riconosciuti e ammirati per il proprio operato.
Passando al commento della struttura narrativa, trovo che l’autore, Simone Piazzesi, abbia seguito abbastanza lo schema classico della fiaba (rottura della normalità con eroe che deve compiere una prova difficile, reiterazione delle prove –che falliscono via via- aiuto di un altro personaggio dall’alone se non magico per lo meno di assoluta autorità, sanzione positiva nel finale ecc); riservando l’originalità, a mio parere giustamente, per elementi più superficiali (location e quindi descrizione di ambienti e atmosfere). Faccio alcuni esempi che mi sembrano maggiormente significativi: innanzitutto la Grande Città (che mi ha ricordato il Regno di molto molto lontano in Shrek 2 e un po’ anche Città Laggiù del programma televisivo La Melevisione) è, appunto, una città, ambientazione piuttosto insolita per una fiaba e ne vengono evocati quartieri, zone e comunità più o meno ricche e fortunate, più o meno coese e in lotta con altre; secondariamente, le descrizioni di alcuni luoghi in cui si svolge l’azione, non sono proprio quelle tipiche da fiaba (nè verdi vallate dove gli uccellini cinguettano e il tramonto tinge le chiome degli alberi di tutte le sfumature del rosso, nè ordine e pulizia, gioia o spensieratezza –nemmeno all’inizio del racconto, prima che la normalità venga rotta).
Tra gli aspetti positivi, a mio parere, non vanno dimenticati l’uso di un lessico abbastanza alto per il pubblico di piccoli lettori, che hanno così modo di imparare parole nuove (come boria, ripudiato, adiacente, tributavano venerazione e altre ancora, credo, abbastanza inusuali per dei bambini) e il finale, aperto eppure non così scontato come si potrebbe prevedere per una storia del genere.
Infine, poiché non mi sono del tutto “im-mollichita” (a chi capita di sentire le recensioni di Vincenzo Mollica su Rai Uno immagino sappia cosa intendo) vengo anche agli aspetti che mi sono piaciuti meno: per prima cosa, il rilievo dato all’umiltà del protagonista (a mio parere eccessivo) e come viene rappresentata la saggezza, specie nelle figure di nonno gatto e nonno topo :) due elementi su cui purtroppo, però, non posso dilungarmi pena di rovinare il piacere della lettura a chi ancora non ha acquistato il libro.

Inoltre, devo rilevare, non so se a torto o a ragione, che mi è sembrato di percepire nel testo qualcosa che si potesse riferire all’annosa questione arabo-israeliana; non voglio spaventare né bambini né genitori che magari nel leggere un commento del genere potrebbero immaginarsi una storia troppo efferata o oscura. Quello di cui sto parlando è poco più di un’evocazione, che non riesco a capire nemmeno se sia una mia personale sensazione o un effetto ricercato dall’autore e studiato per un pubblico più adulto e sicuramente in grado di percepirlo. Un’idea buona, forse, ma che non ho potuto fare a meno di percepire in modo ambiguo e non proprio positivo. Evitando, ancora una volta, di raccontare troppo di Topo Oreste e la sua avventura per non rovinare la lettura di nessuno, dirò che pur trovando normale, nonché auspicabile, che una fiaba incentivi la diffusione di generali sentimenti di altruismo e fratellanza, spererei che in questo caso la distribuzione dei ruoli narrativi non fosse una sorta di stretta allegoria con le vicende arabo-israeliane perché in tal caso la troverei non solo riduttiva ma forse soprattutto fuorviante, a tratti portatrice di una forma mentis che genera, purtroppo, troppe incomprensioni e, sui nostri media (e il libro è un medium), disturbi comunicativi.

Per gli interessati all’acquisto di Topo Oreste e La Grande Città, rimando al sito stesso del libro e alla pagina con le modalità di ordine e pagamento.
Se hai un sito o un blog, invece puoi iserirvi uno dei banner di Topo Oreste, proprio come questo di seguito :)



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2 commenti:

Anonimo ha detto...

ovviamente ora anche Monsummano Terme On Line è sul sito di Topo Oreste, nella sezione HANNO DETTO
:)

Elena Barni ha detto...

Grazie mille ^_^